Il Manicomio di Girifalco, noto come Complesso Monumentale, sorto nel Meridione dopo quello di Palermo e di Aversa, nella cornice generale della politica manicomiale italiana non era diverso dagli altri e neppure la sua tardiva istituzione era servita a conferire aspetti originali e nuovi. Il 18 settembre 1878 il Consiglio della Calabria Ultra Seconda, presieduto dal catanzarese Senatore del regno, Giuseppe Rossi, deliberava la "Istituzione di un Manicomio Provinciale sufficiente a racchiudere 40 o 50 folli, considerato che la Provincia aveva 21 folli liberi e senza cura".
Complesso Monumentale di Girifalco | Complesso Monumentale, ingresso principale |
Complesso Monumentale, il porticato | Complesso Monumentale, il chiostro |
Complesso Monumentale, lato ovest | Complesso Monumentale, particolare |
Complesso Monumentale, particolare della Cappella |
Il Comune di Girifalco aveva avuto ragione nella generosa competizione con altri Municipi per l'offerta di monasteri inattivati o di palazzi in disuso ubicati nei rispettivi territori; e fece dono all'Amministrazione Provinciale del Convento dei Riformati che sorgeva alla periferia sud dell'abitato, per essere convertito in Manicomio. La riconversione tecnica fu presto affidata all'alienista genovese dottor Dario Maragliano che fu anche il primo ad essere proclamato Direttore del Manicomio di Girifalco.
Si legge negli atti amministrativi dell'epoca che "…l'avvio fu serio, intelligente, illuminato…". Ma in pratica le frenetiche ristrutturazioni degli impianti edilizi di quell'inizio convulso dovevano perpetuarsi, per più di un secolo, in un incessante adeguamento alle crescenti richieste di ricovero ben presto provenienti, oltre che dal territorio della Provincia, persino dalla Grecia, dalle Isole Egee e, addirittura, dai Paesi dell'Africa settentrionale. (nota attinta dal volume "Storia del Manicomio di Girifalco" del dottor Domenico Marcello).
Oggi, possiamo affermare che il superamento definitivo del Manicomio è in parte compiuto. A nostro avviso, non si deve, però, cancellare la sua memoria per il rispetto dovuto a coloro che vi furono ricoverati ed a coloro che vi dedicarono umanità e vita, accomunati nella sofferenza, quando non esistevano vere e proprie risorse terapeutiche.
I dati del movimento dei ricoverati nel Complesso Monumentale, a partire dal 22 luglio 1881, sono molto eloquenti. Pur mancando di quelli relativi al periodo 1907-1913, andati inspiegabilmente smarriti, anno per anno risultano evidenti non solo l'abituale progressivo aumento della popolazione manicomiale, bensì pure le variazioni legate a concomitanti e particolari eventi sociali come guerre, epidemie, carestie, catastrofi naturali con dirette ripercussioni sulla realtà psichiatrica.
Con esclusione del settennio mancante, si registrano i seguenti valori complessivi:
- Ammessi n. 22.415 di cui 14.661 uomini e 7.754 donne;
- Dimessi n. 17.462 di cui 11.619 uomini e 5.843 donne;
- Deceduti n. 4.448 di cui 2.561 uomini e 1.887 donne.
Gli effetti repressivi della realtà manicomiale ispiravano, spesso, attività creative di carattere artistico. Cosicché oggi si dispone di copiose produzioni poetiche e pittoriche, diretta espressione di quella realtà sofferta.
Pur meritevoli tutte di ampia diffusione, si ritiene, opportuno riprodurre i versi di una sola canzone scritta da un ospite del Monumentale negli anni '70.
Nella canzone, la libertà del pensiero si contrappone alla "detenzione" della persona fisica: dramma intimo di una voce monologata contro la repressione coatta.
Pensiero Libero
Bello è nella notte vegliar
quando tutti dormono:
guardare dalla finestra
l'azzurro manto,
pensar la libertà
ma senza rimpianto,
volare col pensiero
sino alle stelle
e tornare velocemente qui
per dir così:
- se il mio corpo
tu fai prigioniero
rinchiudere non puoi mai
questo pensiero.
Se tu mi leghi
può darsi protesto
ed in faccia ti sputo.
Se, poi, legato mi picchi
ti dico:
- uccidimi e falla finita!
Quel tale legato non è…
del tutto perduto:
vola il suo pensiero lontano
tra i flutti del mar…
Bello è nella notte vegliar
quando tutti dormono.
Butta quel sedativo,
non serve a nulla:
stanotte,
voglio mirar la luce
di quella stella!
"In quasi più di un secolo - scrive il dottor Domenico Marcello - l'assistenza sanitaria ai ricoverati è stata assicuratala da circa 80 medici dipendenti, oltre che da alcuni consulenti specialisti convenzionati".
"Gli insigni alienisti provennero, quasi sempre, dalle regioni settentrionali della Penisola, dove più remote erano le tradizioni manicomiali e più progredite le tecniche".
Successivamente la provincia di Catanzaro ha dato al Manicomio di Catanzaro 34 medici dei quali: 19 Girifalco, 9 Catanzaro, 4 Cortale. La provincia di Reggio Calabria ne ha dati 6, Cosenza 1, Napoli 6 e la Sicilia 7.
Alla guida del Manicomio, in ordine cronologico, furono chiamati i direttori:
- Dario Maragliano,
- Silvio Venturi (dal 20 settembre 1882 al 20 dicembre 1883 e dal 1 dicembre 1887 al 18 dicembre 1900),
- Silvio Tonnini (dal 13 novembre 1884 al 21 agosto 1887),
- Romano Pellegrini (dal 21 gennaio 1903 al 5 febbraio 1913),
- Bernardo Frisco (dal 5 febbraio 1914 al 22 ottobre 1926),
- Domenico Ventra (dal 18 marzo 1929 al 15 aprile 1929),
- Annibale Puca (dal 7 settembre 1929 al 16 gennaio 1934),
- Vincenzo Fragola (dal 10 maggio 1941 al 10 agosto 1951),
- Giuseppe Curti (dal 30 agosto 1951 al 12 novembre 1963),
- Luigi Stefanachi (dal 1 luglio 1965 al 31 dicembre 1966),
- Ferdinando Pariante (dal 1 dicembre 1967 al 30 ottobre 1971)
- Peppino Spadaro (dal 1 giugno 1974 al 3 dicembre 1988).